Sono stata lasciata.
Volevo
rannicchiarmi sotto il letto in posizione fetale e piangere.
Vi assicuro
che stavo per farlo. Invece per giorni ho guidato cantando a
squarciagola Someone Like You di Adele a tutto volume.
In piena
sindrome del "nessuno mi vuole” una domenica di notte, Tinder mi è
sembrato una buona uscita d'emergenza alla solitudine.
Avere per le
mani quel concentrato di flirt tascabile che (vi avverto) può
causare dipendenza, è l'ideale per fare checkup up al proprio grado di
trombabilità.
Puoi cantare
in allegria It's Rainning Man Alleluia, mentre passi le dita
sopra le faccine, quasi fossi uno di quei giochini, in qui conti quante
vite hai.
Come quasi
tutti i cuochi, anche io ho una vita sociale azzerata, perciò mi sono sorpresa
con la quantità di uomini che si interessavano a me.
Oibò! In
tanti mi volevano conoscere!
La maggior
parte dei brasiliani usa Tinder per fare amicizia, che poi si finisca per bere
assieme una birra, ci si frequenti, oppure si faccia sesso, è tutto da
stabilire. Invece, quasi tutti gli italiani, puntano dritti al sesso. Tante
richieste di foto nuda. Altrettanti inviti a incontri pura e fisiologicamente
sessuali.
Perché mai,
qualcuno ha creduto che mi sarei eccitata alla vista del suo pene, che
compariva a sorpresa sul mio display, mentre ero in fila alla cassa del
market? echecazzo!
Troppo
sexting per il mio smartphone!
Sarà che lo
smutandamento sia un aspetto narcisistico di onnipotenza?
Un corpo
nudo è poetico, non solo mi piace, come credo che lo scambio di foto hot, fra
amanti, sia una bella cosa. Siamo naturalmente portati a dire di noi, con le
nostre fragilità, bisogni d'affetto e desideri sessuali, con parole, col corpo,
con tutto quel che serve a comunicare.
Quello che
mi manca è la voglia di espormi nuda, a gente che non conosco.
Finisce che
mi rendo conto della massa, che scambia foto intime con sconosciuti in allegria
e ci rimango anche male.
Non sentendomi
al passo con i tempi, ho bloccato alcuni e aggiunto alla foto di
presentazione, una didascalia a indicare che sono una frana nel sexting.
Giacché
spesso non facciamo buon uso dei nostri talenti, almeno per il sesso voglio che
sia vero, non in un mondo virtuale, in cui siamo concentrati sui nostri selfie,
per apparire fighi.
Che poi, la
mia atavica carenza d'affetto, mi porti a fare esperienze, in cui mi chiedo se
gli uomini normali siano stati tutti rapiti dagli alieni e portati in una
galassia a me sconosciuta, è un dettaglio non trascurabile.
E te
pareva, che io non individuassi nella massa tinderiana, qualcuno che mi
piacessi? Il tipo che dietro alle occhiaie, profonde più delle mie, barricato
dal mondo, dicendo poco di se, mostrando poco di se, ed io che m’incaponisco,
chiedendomi quanto male abbia visto lui, per diventare cosi sconnesso!
Con la mia
troppa fantasia, deduco che sia una persona estremamente fragile. Chi può
volere un uomo cosi?
Io. Logico. Una poco normale, che
ha già calpestato cadaveri e visto il male.
Cosa può essere più sexy del lato fragile di un uomo forte?
Scatta la
mia sindrome da guaritrice, quella che vuole fare uscire dalla gabbia l'io
degli altri.
Accade che
non so comunicare con lui a pari merito.
Poi mi
ricordo che tendo a scegliere soggetti difficili da amare, che abbiano
bisogno del mio di affetto. Ricordo a me stessa di quando
volevo rannicchiarmi a piangere. Concludo che non ho le armi per sopravvivere
nel dannatissimo mondo virtuale, manipolatore e manipolabile, in cui i sempre
connessi, vivono sconnessi da se stessi, non valorizzando la vita reale. Che si
rischia di perdere la sensibilità, probabilmente per non sentire più ciò che
nel mondo reale causa sofferenza.
Viviamo in
un'epidemia di disconnessi da noi stessi.
Abbiamo
privato molto del nostro cibo dalle loro capacità "maligne", il caffè
senza caffeina, il latte scremato e ora priviamo anche il sesso dal sesso! Tanto per dirla alla Zigmunt Brauman.
La
ridefinizione contemporanea del sesso, come virtuale sarà l'apice del nostro
svuotamento?
Staccati dal
nostro io, siamo alla perenne ricerca uni degli altri, per consolarci nella
solitudine. Prendiamo nell'altro quello che ci serve ad alimentare le nostre
fantasie, poi passiamo al soggetto successivo. Tutto questo in assenza di
calore umano, odori, tatto, gusto, di sesso che sappia di sesso. Di amore che
sappia di amore.
Ci stiamo
abituando a offrirci agli altri, come prodotto persone
svuotate dalla sostanza che ci fa essere umani, rischiamo di sentire il
virtuale come reale. Essere senza essere, fare senza fare.
Una volta
disconnessi dal vero sesso, dal buon cibo, dal vero amore. Cosa sarà di noi?
Diventeremo
tutti agorafobici? Germofobici?
Gastrofighetti
lo siamo già, col nostro cibo manipolato e ostentato.
Anche nelle
frenetiche applicazioni per single, l'anima mundis fa che il
nostro squilibrio equilibrio, ci colleghi a chi è in sintonia
con noi.
Ho anche
incontrato persone interessanti, con magiche affinità che ci hanno calamitati.
Ecco perché
è per me importante insegnare panificazione. Trovo una preziosa bellezza nel
connettermi con gli altri attraverso la preparazione del cibo. Gli guardo negli
occhi e mi sento utile. Imparo mentre insegno e mi sento dannatamente viva.
Ma non solo
di pane vive l'uomo e nemmeno la donna.
Ho un enorme
desiderio di connessioni interpersonali, che mi portino a ridere e diamine
perché no anche a piangere?
Voglio la
condivisione del buon cibo, del sesso vero e anche dell'amore.
Nel frattempo, i miei amici continuano
fantozzianamente a presentarmi soggetti strani, e prendermi in giro per le mie
epiche sbandate, ma lo fanno con amore e gli adoro per questo.
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